• ANTONINO ha scritto un aggiornamento nel gruppo Logo del gruppo di INNOVAZIONI TECNOLOGICHE A SOSTEGNO DELLA PRATICA CLINICAINNOVAZIONI TECNOLOGICHE A SOSTEGNO DELLA PRATICA CLINICA: 11 anni fa

    Ciao a tutti,
    di software ed applicazioni in ambito logopedico per la riabilitazione in età evolutiva mi vengono in mente programmi acquistabili per l’allenamento della lettura: ce ne sono molti della Erickson e dell’Anastasis, ce n’è 1 di Imparare Giocando. La Erickson ne ha molti anche per la scrittura e le abilità numeriche e di calcolo e ne sforna periodicamente di nuovi. Ci sono poi software di scrittura simbolica per interventi di CAA. Sugli stessi argomenti su Internet se ne trovano anche gratuiti.

    Ma il campo in continuo cambiamento con le vere innovazioni tecnologiche mi sembra quello sulla comunicazione con varie applicazioni che utilizzano sistemi simbolici per i-pad, i-phone, tablet che ogni giorno spuntano come funghi e si fa molta fatica a starci dietro. SUi PRO e CONTRO si apre un capitolo gigantesco.

    Ma per parlare di programmi bisogna prima considerare lo strumento base che li supporta perciò LA VERA INNOVAZIONE (LAVORATIVA ) legata alla TECNOLOGIA, che sembrerà una banalità ma non lo è, E’ CHE A LAVORO (parlo del pubblico, lavoro in una UONPIA nella Provincia di Milano) siamo nel XXI secolo ed è solo da non più di 2 anni che si sono decisi a comprarci per sede almeno 2 computer allacciati a internet anche se ci sono ancora dei colleghi con il pc e senza connessione e isolati dal mondo.
    Non puoi parlare dell’ultimo modello tecnologico di macchine se fra le mani non hai neanche una Panda.
    Scusate ma mi sembrava doveroso iniziare la discussione da qui.

    Cosa ne pensano gli altri del gruppo?

    Antonino Giunta

    • Penso che Antonino abbia toccato un punto saliente.
      Potremmo pensare che tale situazione sia data da una mancata associazione tra logopedista e tecnologia?
      La nostra professione forse ha bisogno di vedere marcata questa necessità, come vero e proprio strumento lavorativo.
      Anche io ho lavorato in una ONLUS convenzionata in provincia di Treviso in cui il pc era senza connessione (sebbene nella struttura fosse presente la rete wi-fi). Dopo 6 mesi di richieste, usando alla fine Reading Trainer come motivazione, mi hanno concesso la password.

      Manuela Susigan

    • Concordo con entrambi!
      Io lavoro nel privato, quindi ho il mio computer portatile ed il mio tablet, che mi seguono sempre e sui quali installo quello che mi serve (con chiavetta intenet mia, per essere indipendente e sicura). E questa è stata una mia scelta. Effettivamente nel periodo di formazione universitaria nel quale ho frequentato i servizi pubblici, mi sono resa conto della difficoltà che i dipendenti avevano nel reperire un computer sul quale poter lavorare e sul quale avere una connessione internet. E questa è una grande/grave mancanza, appunto perché siamo nel XXI secolo…
      Credo che Manuela abbia posto la domanda giusta: effettivamente esiste una mancata associazione fra logopedista e tecnologia. Da una parte credo che sia un po’ colpa ”nostra”, dall’altra credo che sia anche colpa ”degli altri”.
      Mi spiego meglio. La tecnologia c’è da un po’, il computer per scrivere si usa da alcuni anni, ma passare dall’uso di word e di google ad usare software per la valutazione, la riabilitazione e la gestione dei propri dati è diverso. Per questo serve una mentalità diversa, un approccio diverso. Non perchè siamo chiusi, ma perchè ci troviamo probabilmente nella fase di transizione. Quindi credo che noi logopedisti siamo un po’ frenati da noi stessi.
      Dall’altra parte abbiamo un universo di prodotti, nel quale diventa difficile orientarsi e soprattutto scegliere. Ma contemporaneamente il computer non è alla portata di tutti, lo stesso vale per internet. E non tutto quello che c’è in giro serve al logopedista, nel senso che non è poi effettivamente utile a fini riabilitativi-valutativi, oppure risulta essere troppo rigido, quando invece il trattamento deve essere personalizzato.
      Dovremmo entrare noi nell’ottica di capire che effettivamente la tecnologia è a sostegno della pratica clinica, ma dobbiamo anche essere messi nella condizione di farlo, con i giusti mezzi.
      Annarosa Biondi

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