23/09/2011 - RICERCA. SCOPERTO IL GENE RESPONSABILE DELLA SLA

Autore: Redazione

(DIRE – Notiziario Sanita’) Roma, 22 set. –

 La Sla ha un “colpevole”. Un pool di ricercatori in gran parte italiani ha identificato il gene della Sclerosi laterale amiotrofica sia familiare che sporadica. Da circa 10 anni i laboratori di tutto il mondo stavano tentando di identificare questo gene. Fino ad oggi gli scienziati erano solo a conoscenza della sua localizzazione, che e’ al livello del cromosoma 9.

La storica scoperta si deve ai ricercatori del centro Sla delle Molinette, dell’Universita’ cattolica del Sacro Cuore e dell’universita’ di Cagliari, che hanno lavorato assieme a un gruppo del Laboratorio di Neurogenetica dello statunitense National Institutes of Health.

Gli studiosi hanno analizzato i casi di 268 malati americani, tedeschi e italiani che avevano familiarita’ con la Sla, e 402 casi, tra familiari e sporadici di malati finlandesi. Si e’ cosi’ osservato che il 38% dei casi familiari e circa il 20% dei casi sporadici erano portatori di un’alterazione di uno specifico gene.

La scoperta apre adesso la possibilita’ di elaborare una terapia genica, ma da qui potrebbero partire nuovi approfondimenti. Lo studio italiano proseguira’ cercando di indagare sulla correlazione tra la malattia e i calciatori professionisti, una categoria che sembra particolarmente colpita dalla malattia.

“Non abbiamo ancora guardato il loro dna”, ha detto Adriano Chio’, direttore del Centro Sla del Dipartimento di Neuroscience dell’ospedale Molinette di Torino, uno degli autori dello studio.

“Fra i casi che si sono verificati fra i calciatori non sembrano esserci forme familiari, solo sporadiche”. “Per ora, una delle ipotesi che si puo’ esplorare”, ha aggiunto, “e’ quella basata sulla correlazione tra l’insorgenza della malattia e le particolari condizioni ambientali in cui si trovano i calciatori”. Lo studio, in pratica, cerchera’ di capire se esistono condizioni ambientali capaci di attivare la malattia fra chi e’ geneticamente predisposto.

Da: Newsletter Dire Sanità

Un commento

  1. Grazie a chi ha scritto questo articolo, spero sia l’inizio di una lunga serie di inserimenti che parlano delle evidenze sulle quali poggia sempre più significativamente la nostra professione.
    Ritengo imprescindibile rendere sempre più visibile il passaggio della nostra professione da “arte”, che è pur sempre necessaria in tutti i lavori frontali con le persone, a “scienza”.

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