In occasione della Giornata Nazionale dell’Afasia riproponiamo alcuni contenuti dell’articolo di QS del 14 giugno, come report del convegno “La persona con afasia: dalle evidenze scientifiche alla presa in carico logopedica” che FLI a Roma ha dedicato a questo tema.
Raramente si sente parlare di una delle dirette conseguenze di un ictus, l’afasia, ovvero l’improvvisa perdita della capacità di comprendere e/o produrre le parole. Se ne sente parlare quando vengono coinvolti personaggi famosi, come capitò con il politico Umberto Bossi, il conduttore Lamberto Sposini o il giornalista Andrea Vianello.
Quest’ultimo, ripresosi dopo una lunga terapia logopedica e tornato al lavoro, è attualmente un testimonial della battaglia per politiche efficaci di prevenzione, intervento precoce e riabilitazione dell’Ictus e dell’afasia. Diverso è il caso Bruce Willis, con afasia ad andamento progressivo, connesso al deterioramento cognitivo precoce. L’afasia propriamente detta ha insorgenza improvvisa e non ha collegamento con deficit cognitivi. Le sue cause principali sono, appunto, l’ictus cerebrale, e in particolare l’ictus dell’emisfero sinistro, il trauma cranico ed i tumori cerebrali. Fino al 62% dei pazienti con ictus ischemico presenta afasia a 3 ore dall’esordio dei sintomi, mentre in fase cronica la frequenza di afasia è pari a circa il 34% dei pazienti con pregresso ictus. In Italia abbiamo quindi circa 30.000 nuovi potenziali casi di afasia cronica ogni anno.
La riabilitazione di questi pazienti è quindi molto importante: da questa dipende infatti la loro qualità di vita e pone di fronte a scelte complesse che riguardano il tipo di trattamento, l’integrazione fra trattamenti, la modalità, la durata e l’intensità del trattamento. A livello clinico, una delle implicazioni negative di questa variabilità è l’estrema diversità della gestione del trattamento della persona afasica nel nostro Paese, tale che in alcune aree la riabilitazione è fornita in modo non dissimile da altre realtà europee, mentre in altre non è di fatto possibile accedervi all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, come segnalato anche dalle organizzazioni dei pazienti e delle loro famiglie.
Le Linee Guida, pubblicate dall’Istituto Superiore di Sanità il 19 dicembre 2023 riguardano sia le forme ad esordio acuto che quelle ad esordio progressivo e sono il risultato di un corposo lavoro multidisciplinare che ha analizzato l’intera letteratura scientifica recente e di pertinenza, fornendo le risposte a quattro quesiti clinici, ovvero quattro raccomandazioni: il trattamento logopedico sia per il paziente con afasia post ictus che per il paziente con afasia progressiva e, per il paziente post ictus, sia nella fase acuta che nella fase cronica. In sintesi, l’intervento del logopedista resta fondamentale per la persona con afasia, così come indicato anche a livello internazionale.
La mancanza o difficoltà di parola crea grave disagio alla persona afasica, ai suoi familiari e amici e anche ai professionisti sanitari che devono prendersene cura. Basti pensare ai protocolli per il consenso informato, che devono essere compresi e firmati dai pazienti e che, nel caso della persona afasica, devono essere adattati e gestiti in modo personalizzato. Spesso si assiste a frustranti tentativi di comprendersi a vicenda, con familiari che invitano la persona afasica a scrivere il proprio pensiero. Ma, purtroppo, non si tratta di una mancanza di voce, la persona afasica non riesce ad accedere al proprio vocabolario oppure al programma motorio che ci fa trasformare la parola pensata in parola detta. Quindi, insieme all’espressione orale è compromessa anche l’espressione scritta.
Fin dalla fase acuta è importante la presa in carico da parte di logopedisti specializzati, che sappiano valutare il tipo e l’entità dell’afasia per poter programmare un corretto programma di riabilitazione logopedica e che sappiano guidare i professionisti sanitari ed i caregivers nelle strategie funzionali di comunicazione. In seguito, si avvierà il trattamento logopedico, che si avvale di metodiche e strumenti adattati alla singola persona.
La riabilitazione della persona con afasia pone di fronte a scelte complesse che riguardano il tipo di trattamento, l’integrazione fra trattamenti, la modalità, la durata e l’intensità del trattamento. A livello clinico, una delle implicazioni negative di questa variabilità è l’estrema diversità della gestione del trattamento della persona afasica nel nostro Paese, tale che in alcune aree la riabilitazione è fornita in modo non dissimile da altre realtà europee, mentre in altre non è di fatto possibile accedervi all’interno del Sistema Sanitario Nazionale, come segnalato anche dalle organizzazioni dei pazienti e delle loro famiglie.