Dic. 30, 2021
Immaginiamo un grattacielo di quasi venti piani, più o meno sessanta metri di altezza. Guardare giù, per chi soffre di vertigini, non è facile. E adesso proviamo a immaginare una pila di sessanta metri fatta di carta, servirebbero oltre sei milioni di fogli. Ecco, stampati e impilati uno sopra all’altro, gli articoli usciti su covid-19pubblicati fino a oggi potrebbero produrre una colonna di carta alta sessanta metri. Si tratta di più di 750.000 documenti pubblicati, prodotti da circa 30.000 diverse istituzioni di quasi 200 nazioni (Reports.Dimensions.ai/covid-19).
Si tratta di una quantità di letteratura impossibile da gestire individualmente. Soprattutto non c’è rapporto tra il numero di documenti pubblicati e quelli che non si può fare a meno di conoscere. “Le persone non hanno il tempo di leggere interi articoli e capire qual è il valore aggiunto e il risultato finale, e quali sono i limiti”, diceva più di un anno fa alla rivista Science Kate Grabowski, epidemiologa che lavora nel settore delle malattie infettive alla Johns Hopkins University Bloomberg School of Public Health.
In quest’ottica a giocare un ruolo chiave fin dall’inizio della pandemia di covid-19 sono stati i bibliotecari e documentalisti scientifici. Il loro ruolo, infatti, va oltre la gestione degli abbonamenti e l’accesso alle risorse educative. Dovrebbero essere curatori di contenuti che mirano a fornire la migliore assistenza possibile ai professionisti sanitari, aiutando a tracciare il percorso verso un’assistenza sanitaria di livello.
Riorganizzare le biblioteche scientifiche
La diffusione di covid-19 è stata accompagnata dall’urgente necessità di avere accesso a informazioni affidabili in tutto il mondo: dalla replicazione e la genetica di SARS-CoV-2, all’identificazione delle popolazioni a rischio e la velocità di trasmissione, fino alle cure per la patologia. In risposta, i bibliotecari si sono trovati a indirizzare ricercatori, professionisti sanitari e cittadini verso informazioni di qualità man mano che venivano rilasciate. “Per supportare i clinici a un miglior orientamento affinché potessero arrivare alle informazioni perdendo meno tempo possibile, si è cercato di fornire una selezione di link e informazioni mirate e aggregate collaborando con associazioni e seguendo le attività di enti di riferimento”, racconta Silvia Molinari, responsabile dell’Ufficio formazione e della Biblioteca scientifica della Fondazione IRCCS Mondino di Pavia. Una strada seguita da diversi colleghi: “Abbiamo creato sul sito di Bibliosan una pagina in cui riportavamo i link a tutte le risorse che le varie istituzioni e gli editori mettevano a disposizione gratuitamente, dall’Organizzazione mondiale della sanità al Ministero della salute”, conferma Moreno Curti, responsabile del Servizio di documentazione e Biblioteca scientifica dell’IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia e coordinatore del Sistema nazionale Bibliosan.
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