24/08/2015 - Alzheimer. Dagli Usa nuove indicazioni per prevenirlo in “nove mosse”

Autore: Redazione

Una vasta metanalisi, effettuata dai neurologi dell’Università della California di San Francisco, ha individuato nove fattori di rischio che da soli sembrerebbero poter spiegare due terzi dei casi di Alzheimer in tutto il mondo. Un risultato che apre interessanti prospettive di prevenzione. In attesa che arrivino dei farmaci realmente efficaci contro la malattia che “cancella” le persone

Sarebbero nove, secondo una ricerca pubblicata su Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry, i fattori di rischio potenzialmente modificabili, responsabili di oltre due casi di Alzheimer su tre in tutto il mondo.
Una notizia grande interesse e che apre la strada a strategie di prevenzione mirate contro questa terribile malattia, contro la quale le terapie sono ancora del tutto spuntate o ancora troppo acerbe per essere portate nella pratica clinica.
E proprio in attesa dell’arrivo delle nuove generazioni di farmaci, si potrebbe spingere il piede sulla prevenzione , e suggeriscono gli autori di questa ricerca, che offrono molti suggerimenti interessanti su come fare.

Secondo i neurologi dell’Università della California di San Francisco che hanno firmato lo studio, alcune strategie preventive, mirate a dieta, farmaci, composizione chimica dell’organismo, salute mentale, malattie preesistenti e stile di vitapotrebbero fare veramente la differenza nel tenere alla larga questa malattia, la cui complessa eziologia è una complessa interazione tra fattori genetici e ambientali.

Il loro studio ha analizzato una serie di fattori associati allo sviluppo di morbo di Alzheimer, per cercare di capire quanto fosse possibile modificarli e così facendo, ridurre potenzialmente il rischio globale. Per questo hanno saccheggiato la tutta la letteratura pubblicata dal 1968 fino al luglio 2014, alla ricerca di studi rilevanti.
Da un immenso corpo di oltre 17mila studi, ne hanno estrapolati i 323 che analizzavano 93 potenziali fattori di rischio su oltre 5.000 persone e li hanno utilizzati per la loro ricerca. Questi i risultati.

I fattori protettivi.Gli ormoni femminili (estrogeni), sembrano avere un effetto protettivo molto forte contro la comparsa di morbo di Alzheimer, come anche i farmaci anti-colesterolo (le statine), gli antipertensivi e i farmaci anti-infiammatori non steroidei. Altri fattori protettivi vanno ricercati nella dieta e sembrano essere folati, vitamina C ed E e il caffè. Condizioni patologiche pregresse, associate ad un basso rischio di Alzheimer sono una storia di artrite, di cardiopatia, di sindrome metabolica e di tumore.

I fattori di rischio.Il fatto di avere elevati livelli di omocisteina nel sangue o di essere affetti da depressione si correla ad un rischio significativamente elevato di sviluppare la malattia. Altri fattori associati ad un aumento del rischio sono la fragilità, le stenosi carotidee, la pressione arteriosa troppo alta o troppo bassa, il diabete di tipo 2 (nella popolazione asiatica).

Altre condizioni si associano ad un aumento del rischio, a seconda dell’epoca della vita nella quale si presentano e dell’appartenenza ad un’etnia particolare. Così ad esempio, un indice di massa corporea troppo alto o troppo basso nella mezza età e un basso grado di istruzione si associano ad un aumentato rischio di sviluppare la malattia. Al contrario, un indice di massa corporea elevato più avanti nel corso della vita, il fatto di tenere in esercizio il cervello, quello di essere fumatori attivi (tranne che per la popolazione asiatica) o di indulgere in un consumo di alcol lieve-moderato rappresentato fattori protettivi. Come anche il fatto di essere stressati.

I ricercatori non hanno trovato associazioni significative tra la comparsa della malattia e le diverse attività lavorative.

Nell’ultima parte del loro lavoro, i ricercatori californiani hanno valutato il rischio attribuibile per popolazione (PAR), rispetto ai nove fattori di rischio che presentavano la più forte associazione con la comparsa di Alzheimer nell’analisi pooled e per i quali si disponeva dei dati di prevalenza globale.
La PAR è una formula matematica utilizzata per definire la differenza di tasso di una malattia in una popolazione, esposta ad un fattore di rischio, rispetto ad una popolazione non esposta.

I nove fattori di rischio per malattia di Alzheimer individuati da questo studio sono dunque: obesità, fumo (nella popolazione asiatica), stenosi carotidea, diabete di tipo 2 nella popolazione asiatica), basso grado di istruzione, elevati livelli di omocisteina, depressione, ipertensione, fragilità. Il PAR combinato evidenzia che questi nove fattori, tutti potenzialmente modificabili, contribuiscono alla comparsa di circa due terzi dei casi di Alzheimer in tutto il mondo.

Va detto naturalmente che questo è solo uno studio osservazionale e che tutte queste conclusioni, per quanto interessanti, per ora sono solo teorie, da validare con studi di intervento mirati.
Tuttavia gli autori suggeriscono che mettere in piedi strategie di prevenzione che tengano conto di dieta, esposizione a farmaci, salute mentale , malattie pregresse e stile di vita potrebbe aiutare a ridurre la comparsa di nuovi casi di Alzheimer. Un obiettivo per il quale vale certamente la pena di fare un tentativo.

Maria Rita Montebelli

22 agosto 2015
© Riproduzione riservata

 

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