Disturbi del linguaggio e della deglutizione: il ruolo chiave del logopedista nel post ictus
→ L’afasia è una condizione che caratterizza frequentemente il periodo che intercorre tra l’ictus e la ripresa del paziente che ha subito l’evento cerebro-vascolare. Afasia e disfagia, i disturbi, cioè, del linguaggio e della deglutizione, sono tra le conseguenze maggiormente disabilitanti dell’ictus, quelle che hanno un impatto devastante sulla qualità di vita non solo delle persone colpite ma anche dei loro familiari e caregivers. L’afasia è definita come un disturbo della comunicazione, del linguaggio e/o del discorso che può influenzare la parola, la scrittura, la lettura e la comunicazione generale, colpisce circa il 30% dei pazienti, mentre, si stima, che una percentuale compresa tra il 45 e il 67% dei pazienti soffra di disfagia entro i primi 3 giorni dall’evento, con vari livelli di gravità, dalla occasionale difficoltà a deglutire solo alcuni tipi di alimento alla totale impossibilità di alimentarsi, nei casi più gravi arrivando anche a non gestire la propria saliva.
Queste le conseguenze più comunemente riscontrate in seguito ad un ictus, un danno neurologico che si verifica solitamente quando il sangue non riesce ad accedere a una certa area del nostro cervello, troviamo l’indebolimento della capacità di espressione e comprensione del linguaggio. Con un ciclo di sedute intensive di logopedia questo periodo può essere abbreviato e aumenta la qualità della vita del paziente.
Il logopedista è la figura chiave per entrambe le problematiche, si occupa infatti di tutti i problemi della comunicazione, soprattutto quelli di natura foniatrica e neurologica. La durata del trattamento è variabile e può durare tutta la vita, anche se il lavoro più intenso e importante è quello che si svolge nei primi 12 mesi; dopo questa prima fase, ci si può concentrare su quella che può essere considerata “riabilitazione sociale”. I disturbi del linguaggio, così come quelli della articolazione e della deglutizione, vanno valutati e monitorati da subito per capire prima di tutto se il paziente comprende il linguaggio o se ha necessità di supporti comunicativi per quegli scambi di informazioni che spesso e nell’immediato sono indispensabili.
Il logopedista si occupa prevalentemente di disturbi della deglutizione, dell’articolazione e del linguaggio, inteso come competenza della lingua: questi sintomi, nelle diverse fasi, vanno affrontati non solo con le migliori metodiche e strategie riabilitative, ma anche attraverso il counselling, cioè una serie di consigli e informazioni al paziente e a chi si relazione a lui, che derivano da una attenzione specifica delle necessità cliniche ed emotive di ogni singolo paziente, delle sue capacità e dei suoi tempi di reazione alle varie difficoltà, dei cambiamenti che via via si riscontrano.
Dopo la fase acuta del ricovero ospedaliero, inizia il periodo più difficile: quello della riabilitazione che può essere fisioterapica e logopedica o solo logopedica presso un ambulatorio di zona. È qui che si trova a fare i conti con gli esiti dell’ictus: non è più un paziente ma una persona, colpita da quell’episodio traumatico che l’ha lasciata senza parole, e deve reinserirsi nel suo tessuto familiare e sociale adattandosi a questa nuova e spesso dolorosa situazione.
Con il counseling, il logopedista sostiene la famiglia e i caregivers nel percorso riabilitativo, condividendo con loro gli obiettivi di lavoro e le strategie facilitanti per lo scambio comunicativo, far comprendere cosa sia l’afasia e fare capire che la persona afasica non va corretta continuamente o trattata come un bambino piccolo, ma rispettata ed incoraggiata con un atteggiamento paziente, attento e disponibile. Tramite le sedute riabilitative logopediche, è fondamentale innanzitutto creare un’alchimia, una relazione a due che sappia motivare e sostenere la persona afasica per tutto l’iter riabilitativo: un lavoro difficile e meraviglioso di ricostruzione con una persona che, nonostante la perdita che ha subito, rimane un soggetto comunicante.