La Legge 38 del 2010 invita le Istituzioni a diffondere la “Cultura del dolore” riconoscendo al malato il diritto a non soffrire. Le cure palliative quindi entrano a far parte dei LEA.
Ci sono dibattiti che si concentrano sulla terapia farmacologica ma ci sono aperture anche ad aspetti che riguardano la soggettività del dolore in quanto modulato da aspetti della personalità o culturali.
ad un Convegno recente si è parlato dell’ANZIANO DEI MALATI AFFETTI DA DEMENZA GRAVE che non riescono a comunicare il loro dolore. Nell’ambito infermieristico si propongono schede come la NOPPAIN attraverso la quale l’osservatore coglie il senso del dolore attraverso mobilizzazione ma anche l’alimentazione per poi decodificare le risposte verbali e non verbali del malato.
In un articolo sul sito dell’IPASVI c’è anche qualcuno che suggerisce “uno spazio per le osservazioni delle altre figure professionali (fisioterapista, logopedista, ecc…)..”.
scrivo questo articolo perchè questa può essere una nuova tematica per il mondo logopedico o forse qualcuno ha già qualche riflessione da condividere.
16 Ottobre 2012 alle 9:51 pm
Gianfranca ha detto:
cara Antonella
molto interessante questa prospettiva, che sicuramente sarà di aiuto a chi di noi si occupa di situazioni al limite, dove la sofferenza è una delle componenti del quadro globale, se guardiamo, come credo dovremmo fare, alla persona che abbiamo davanti e non alla patologia. L’esperienza lavorativa mia personale, soprattutto quella che più recente, mi fa dire che ciò rigurada non solo la fascia adulta o senile della nostra utenza,ma che anche l’età evolutiva è toccata da questa componente. Mi andrò a leggere quell’articolo dell’IPASVI di cui parli, sarebbe interessante scambiare con gli infermieri ed altri professionisti esperienze si questi temi.
Grazie della segnalazione
Gianfranca